venerdì 3 agosto 2012


Poi è sbocciata. La primavera è sfuggita dalle ciglia. Inaspettata e pentita. E già sa che sarà per poco. Nella ragionevolezza di una forma che si ostina a farsi ascoltare. Anche se non ha sventure da declamare. Ed è sbucata. Nella distanza tra uno sguardo ed il successivo. Si è intrecciata alle vene e si è messa a respirare. Io osservo. Senza voler captare nulla. In una apnea degli occhi. Disegnano diagonali solo per tornare a guardare il cielo. Così tra una linea e la sua rivale, in incroci che sanno di vita, nella noia di una astensione, mi sono persa. E c'erano solo margherite. Meravigliosamente barbare. Con il loro giallo impudente. E non puoi non sorridergli. Così mi sono ritrovata gli angoli ribelli,  della mia bocca. Ed una smorfia ed un sorriso. Incontrollabile. Era inaspettatamente oggi. E la mia memoria vaga in quel campo sconosciuto. Come se avessi fatto tabula rasa del mio cuore e ci avessi scritto sopra. Solo con le dita. Come facevo da piccola, quando avevo paura. Mi dava sicurezza tracciarmi i confini delle cose sulle mani.  E con le mani. Perchè le cose le conosci non le conosci finchè non ne hai sfiorato i limiti. Al margine della intuizione c'è la nostra natura. La realtà che cerchiamo e che non si è mai allontanata. Il suo protendersi. E con le mani giocavo con il bordo della vita. Attenta ed inesatta come un filo. E con le mani mi raccontavo le storie. E quando volevo ricordare, bastava ritrovare i ricordi sui polpastrelli. E trattenerli solo un poco. Prima di lasciarli andare ancora via. Era la regola per non dimenticare mai. Allontanarsi dalle cose. E poi tornarci ricchi di voglia di riaverle. E trovarle quel tanto uguali nella misura in cui ci avrebbero rassicurati. E diverse per farci intendere che avevamo avuto la forza del distacco e l'amore del ritorno. Ed è per questo che adesso confondo petali con dita e cuore con cielo. Questa si chiama solitudine. E fa paura. Finchè non la tocchi.  

E' un prato sterminato pieno di margherite.
E noi le guardiamo.
Consapevolmente ignari.
Anche loro lo stanno facendo. 
Non ho più poesia.
Perchè sto cercando di trattenerla.
Se mi capita di captarla la nascondo nel mio gomito e mi abbraccio.
In uno stolto ed irragionevole delirio.
Fa tanto bene.

Nessun commento:

Posta un commento