Poi è sbocciata. La primavera è sfuggita dalle ciglia.
Inaspettata e pentita. E già sa che sarà per poco. Nella ragionevolezza di una
forma che si ostina a farsi ascoltare. Anche se non ha sventure da declamare.
Ed è sbucata. Nella distanza tra uno sguardo ed il successivo. Si è intrecciata
alle vene e si è messa a respirare. Io osservo. Senza voler captare nulla. In
una apnea degli occhi. Disegnano diagonali solo per tornare a guardare il
cielo. Così tra una linea e la sua rivale, in incroci che sanno di vita, nella
noia di una astensione, mi sono persa. E c'erano solo margherite.
Meravigliosamente barbare. Con il loro giallo impudente. E non puoi non
sorridergli. Così mi sono ritrovata gli angoli ribelli, della mia
bocca. Ed una smorfia ed un sorriso. Incontrollabile. Era inaspettatamente
oggi. E la mia memoria vaga in quel campo sconosciuto. Come se avessi fatto
tabula rasa del mio cuore e ci avessi scritto sopra. Solo con le dita. Come
facevo da piccola, quando avevo paura. Mi dava sicurezza tracciarmi i confini
delle cose sulle mani. E con le mani. Perchè le cose le conosci non
le conosci finchè non ne hai sfiorato i limiti. Al margine della intuizione c'è
la nostra natura. La realtà che cerchiamo e che non si è mai allontanata. Il
suo protendersi. E con le mani giocavo con il bordo della vita. Attenta ed
inesatta come un filo. E con le mani mi raccontavo le storie. E quando
volevo ricordare, bastava ritrovare i ricordi sui polpastrelli.
E trattenerli solo un poco. Prima di lasciarli andare ancora via. Era
la regola per non dimenticare mai. Allontanarsi dalle cose. E poi tornarci
ricchi di voglia di riaverle. E trovarle quel tanto uguali nella misura in cui
ci avrebbero rassicurati. E diverse per farci intendere che avevamo avuto la
forza del distacco e l'amore del ritorno. Ed è per questo che adesso confondo
petali con dita e cuore con cielo. Questa si chiama solitudine.
E fa paura. Finchè non la tocchi.
E' un prato sterminato pieno di margherite.
E noi le guardiamo.
Consapevolmente ignari.
Anche loro lo stanno facendo.
Non ho più poesia.
Perchè sto cercando di trattenerla.
Se mi capita di captarla la nascondo nel mio gomito e
mi abbraccio.
In uno stolto ed irragionevole delirio.
Fa tanto bene.
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