giovedì 16 febbraio 2017

E brilla, tu non smettere, stellina, proprio tu  che mi abbracci silenziosa, come un segreto, più calda e morbido del desiderio, e più dolce di un bacio appena sfiorato. Come se il cielo fosse il cappello dei sogni. C'è solo la mia mente tra il cuore ed il firmamento. E a volte ho paura. Ed il desiderio si mescola all'ignoto. La verità è che il tempo ruba e non restituisce, e se lo fa è solo sotto forma di ricordi, con la sagoma degli istanti, quelli della intimità e là, in essi, ci sei tu e quello che resta di te. Tanto dolore e tanta intensità, come una promessa sotto le unghie, sulla pelle, pelle contro pelle. E dirsi addio è sempre falso, e comunque labile e precario, come un respiro, come un sorso incompiuto, come un aeroplano di carta. Quale me adesso dentro lo specchio respira? Vorrei strapparmi l'ombra che mi vela gli occhi e scagliarla lontana. Perché un tempo ho osato ed ho guardato il mondo con occhi sinceri e limpidi. Adesso dove è quella luce?
Stellina non smettere di brillare, non smettere di schizzare il cielo, imbrattalo di luce, anche stanotte. Prestala alle mie iridi.
Il resto non lo so.
Sento un enorme vuoto che mi mangia l'anima.
O forse è l'anima che mi batte dentro, pulsa, si dilata e si dimena?
Come una donna mi arcuo a forma di domanda.
Tra giri di vento, a caccia di brividi, mi piego.
L'ignoto è la veste di una nudità, ardita e profonda come un taglio del destino.

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