venerdì 17 febbraio 2017
Scopami, ancora. Come se non avessi gli occhi. Scopami forte, come se fossi come le altre. Sono solo carne intorno ad un pozzo. E la luna non scorge più la sua sagoma tremolante tra le sue acque. Scopami come loro, una tra tante, in una folla sconfinata. Senza anima e senza memoria. Scopami, come un fiume nella terra. E poi scorri lontano. Scopami, senza ieri e domani. E anche senza adesso. Ora non esiste. Non voglio trattenere nulla di te che tu non voglia. Non sono un dono, ma un frutto infetto. E ad ogni colpo, sfondami il cuore, cancellami la bocca, le mani. Frantuma le mie paure. Scopami, come una di loro. Scopami e senti solo il mio sangue. E le risposte mute della tua carne sulla mia, calda e aperta al tuo tocco. Forse era ieri. La realtà è una tavola bianca. Io sono la sposa del vento ed ad ogni soffio le mie crepe diventano polvere. E la polvere graffia, come il rifiuto, la verità e l'indifferenza. Ma nel dolore ci si sente vivi. Scopami. Sono solo una donna, con la luna nel suo ventre. Un delizioso incompiuto di solitudine e delirio. Volevo solo insegnarti a respirare, come faccio io. Giocando con il mio fiato. Come se viversi fosse una irresistibile complicazione, come se il senso di noi, fosse capace di superare ogni incomprensione. E ci fosse una verità superiore. Ma era un delirio, uno dei miei. E poi, già, era ieri.
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