venerdì 17 febbraio 2017

Passi e distanza. Alcune parole ci appartengono per sempre. Quasi diventano cose, sensazioni. Si vestono di corpi, come se fossero materia che si addensa. Ma a volte, a volte come questa, tutto cambia. E osservi. E osservi te stessa che osserva. Un sasso tra i sassi. Liscio dal dolore. Tutto scivola. E cambia. Si allontana e di avvicina pericolosamente. Il vuoto è un mulinello. Anche per chi non lo riconosce e se lo nega. La solitudine è una nuvola che ci riempie da dentro. E ci mescola le vene. Carne e cuore. Mente e pelle. E poi la mente, dove tutto risuona. Io sento e sento ancora e comprendo, non smetto di raccogliere sensazioni, come i fili di una matassa. E rielaboro e poi distruggo. Strappo dopo strappo. Un filo dentro, come un'anima di ferro...è la paura che si intreccia al mio respiro. Spalanco gli occhi nella notte ed afferro il soffitto per non precipitare. E poi un respiro ed il successivo. E i miei polsi vergini offerti al vento. Un nuovo giro di nastro. Stretto, mescolato al fiato. E nella mia mente una ferita che unisce i lembi. Ci soffi sopra. E il mio sangue non si placa. Ed il soffitto è più vicino. Ne sento il profumo, il mio odore e quello del muro, delle mie ciglia contro, e del mio silenzio più intimo. Segni e sogni. Ed è già mattina, ma meno di ieri.
Blu, blu notte. Non male. E poi io adoro ricoprirmi delle notte.
Tutto, in attesa della tua voce.

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