Sento un gelo immobile che pulsa, quasi solido. E taglia. E gli aghi disegnano trine di solitudine. Sui polsi, sulle labbra. Tra le ciglia. Non provo. A volte la rabbia leviga e la vita che scorre più veloce e più feroce dopo. Non sopporto le parole. Interpunzioni insopportabili tra un respiro e l'altro. E anche i consigli. Tanti messaggi amorevoli e dolci. E io resto immobile. Il mare tace. In genere mi abbraccia. Oggi tace e non ha dita. E io sono una conchiglia piena di memoria. Ribaltata sulla riva. Una sponda ignota che mi regge, prima del precipizio. Quell'istante sarà consapevole?Ancora tracce formali di una bontà annunciata. Io non sento. E poi cosa è la dolcezza vera? Mi viene sempre in mente mia nonna e mio nonno. Perché Natale è la festa della famiglia, quando le assenze rimbombano come tuoni nella tempesta e tu puoi solo piovere, perché altro non sai fare.
E poi passi, perché camminare è un modo per prendere le distanze.
E per difendersi.
Sono un controvento nell'aria calda che tutto avvolge.
E poi come neve, ormai.
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