mercoledì 27 aprile 2016



Fragole e nuvole…


E poi petali nudi. Ho freddo e paura. Ma non so dirlo. E se lo dico sbaglio. Mi disegno la bocca rosso corallo, e mento in sorrisi di facciata. E allora taccio e annego nella mia coscienza. Il lenzuolo graffia la mia anima. E affondo nelle parole sbagliate. Ricevute quasi per caso, ad un angolo della strada, al fermo posta della mia dignità. Fanno male, come pietre bastarde, come frecce senza arco, come gocce affilate. E io resto trafitta, senza fori. Ed incapace di provare. Immobile, più di un caos calmo. Come una donna al centro di un immenso buco. Un pozzo smodato ed ingordo. E chiede e chiedo, senza sosta, a perdifiato. Imploro aria e nuvole. E non so più guardare il mondo. Ed attingo dalle tasche pezzi sfusi di veleno, che sorseggio, all’occasione. E poi li spargo sulle labbra, prima di precipitare nel silenzio. E poi nell’oblio. Oggi sento solo i rumori della mia testa ed il vento, tanto, troppo. Ed il troppo è sempre la misura del mio errore. Troppo tutto. Troppo bisogno, e poche lacrime. Prima di immergermi le labbra nello zucchero. Come facevo da piccola.
E mi sembra ancora di mangiare cuore e neve.
Eppure da qualche parte deve esserci un attimo perfetto.


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