mercoledì 27 aprile 2016


Non mi troverò mai…e mi riperderò sempre. Perché per soffrire ci vuole talento. Mica pizza e fichi. Gratto il cielo, e suggo quello che mi ritrovo tra le dita. Una strana granella di sogni. Ci liscio la lingua sopra, fino a farla aderire al mio palmo, come una gattina.  Mi fa sentire protetta la  presenza del cielo sulla testa. Come un immenso scialle. E avanzo con i miei desideri per mano.  Una spatola gigante e dipingo il mio soffitto di stelle. Dei colori più disparati. E li sbaglio sempre. E sento un vuoto quasi magico, provvido e sincero. A tratti fa male. Come un vetro nella pancia. Pezzi di me scorrono sul fiume e io, come la nemica di me stessa, li attendo. Oltre la coltre di dignità che mi sono sempre spalmata sulle braccia, oltre il senso del rancore di cui riteniamo dover ricoprire le cose quando non sono della forma che vorremmo dargli noi, oltre la apparenza dei buoni sentimenti.  Non ho lacrime ma solo perle e conchiglie. E le piango in segreto. Eppure dovresti ricordarlo quando mi hai svegliata nel cuore della notte e mi hai insegnato ad ascoltare il mare. Una bambina mi guarda dall’altro lato del fiume e io ne seguo le movenze, incerte ma delicate, ed i suoi passi fragili, quasi sempre dispari, e so che lei non mi lascerà mai. Anche se adesso deve andare. E glielo urlo in silenzio. Ed i suoi sorrisi intrisi in malinconico pane e zucchero, buoni ma distratti, sono un timbro sul mio cuore. E le dico addio, così come a tutte le cose che ho tenuto strette fino ad ora, dico addio a quella me che ha così compresso le sue labbra a sorrisi di facciata. Alla mia paura di soffrire. Alla gelosia ed a quel bastardissimo senso di inferiorità, che mi dilata e contrae il cuore in singhiozzi senza senso e dignità. E sento la bocca nel vento. Come non era capitato da tempo. Forse da tante vite fa. Come se avessi labbra di cristallo, fragili e piene di aloni, e adesso il vento le leviga. E le restituisce. E qualche parola, raccolta come una foglia. Per farne un anello. Lo annodo al mio dito. Una traccia della memoria. Un morso ed un sospiro. Ricordo dei posti incontrati nella mia vita e la voglia di vederne ancora. Altri. Di ricominciare a scoprire il mondo. Al contrario. Da dentro. A passi lievi ma sinceri.
La solitudine è una meravigliosa opportunità.
Per i miei sensi.Per la mia anima.Per la mia carne. Mi aiuta a sentire il desiderio.A saperlo riconoscere. Oltre ogni egoismo di questa pelle. Oltre il bisogno. E dei suoi segni e delle sue ferite. Fessure luride verso l’anima.
E alterno buio e luce.
In maniera irregolare, perfettamente consapevole che tutto finisce.
E così deve essere.
Ricordami come soffocata nel mio gemito più intimo e sincero.
Questo avrei voluto dirti.

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