giovedì 16 febbraio 2017

Non ho bisogno di una domanda nuova. Solo silenzi. Qualcuno dice che il silenzio è pregno ed è zeppo di parole. Padre di una melodia, di una storia, di una favola, o solo di un sospiro nuovo. Di un colore sconosciuto.  Ma il silenzio è spesso solo vuoto e distanza. Una lurida indifferenza. E il mio cuore ha la corteccia di un tronco che ha preso troppo freddo. Ho segreti dentro che non so se riuscirai mai ad ascoltare sul mio corpo. Perché il corpo ruba e nasconde. Perde dentro di noi. Non so più se sarà così facile spogliarsi ancora. Dopo tutto questo freddo. Dopo il gelo che la verità mi restituisce, solo a pensarci; sembra una lama. Mi basta aprire gli occhi e sentire la eco e le impronte degli altri. E la voglia di chiuderli ancora. Ancora silenzio. Di chi ancora c'è e resta. E le mie labbra non sanno cancellare. Essere diversi significa questo. Ritrovare sempre una traccia, una impronta, un segno, sopra di noi. E percepire ogni mutamento, ogni soffio, ogni vibrazione. Essere una eco di quei segni, di quei passaggi. E io so che un mattone diventa un muro, ed un muro un precipizio. Non mi spaventa il vuoto, ma quello che arriva dopo. Perché proprio quello vorrei un vuoto immemore ed indolore. Per segnare il posto della corda, e poi lo strappo. E correre, correre, senza voltarsi più. Ed è strano, avvertire la propria forza proprio quando si è più fragili, dopo non aver saputo decidere per tanto tempo. Quasi una voglia di strappare il filo e spezzarne il corso. A volte ho paura. A voi capita? A volte sento il mio respiro e mi culla. E poi la vera indecenza è quella dell'anima. Da condividere oltre il salto del giudizio. Quando non sai più da che parte del limite ti trovi e senti che il mare non ha smesso di muoversi. Solo tu hai saputo raccontarmelo il mare. Mi hai inabissato dentro il suo suono. "Piega la testa" - dicevi. E io ho imparato. Sul mio collo i tuoi baci. E la tua voce e le tue storie. Baci rubati e un panino spezzato, mentre ti sentivo fino alle ossa. Qualcuno poserà la sua bocca sui tuoi baci. Ed una donna li sta posando sopra i miei. Può essere questa la fine di una fiaba? Una domanda nuova? Dove si va?
E quella direzione è stessa che avresti dovuto afferrare. E tenere salda come la dignità che hai perso. Senti che la tua ostinazione ha il sapore del sangue. Come il metallo. Non possiamo cambiare gli altri. Solo noi stessi.
Magari fosse semplice.
Mi riprenderei il mare,
Non va via chi non c'è mai stato.

2 commenti:

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  2. a volte sta a noi ascoltare il silenzio e capire quando e con chi interromperlo...a volte basta una parola, l'inizio di uno splendido baccano se abbiamo il coraggio e l'umiltà di porci nelle condizioni, non solo di parlare ma anche di ascoltare...ascoltare chi è di fronte a noi...e chi è dentro di noi...

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