giovedì 17 dicembre 2009

Mancano una, due, tre lune. Rotolano come perle della mia collana. Rotolano e srotolano. E si rifugiano. Silenziosa la scia. Mancano quattro e cinque lune. La sesta è incastrata tra stelle che la abbracciano. Così forte da toglierle il respiro. E la sua pelle di luna smette di splendere. Risplende dentro e si sorride. Sono in ritardo sulla mia vita di sette ore. Sette ore costanti. Fatte di schiuma e di erba molle. E di ventidue minuti. Arrivo ed è già compiuto. Tutto già avvenuto. Foglie secche e sparse ad accarezzarmi la più pura delle solitudini. E il ritardo mi tira per i capelli. E mi mordicchia il lobo. E io riprendo a correre. Al tempo che mi corre avanti e arrotola fatti. E fatti su fatti affondo nel fiatone, nella sorpresa ed in quel vuoto di luna. Pieno del troppo vuoto. Roteo il capo dentro una luna impiccata. E non fa male. E mancano ancora. Otto e nove lune dondolanti. Sotto un soffitto sconosciuto. E mi lascia bagnare da tutta la sincerità che mi scorre addosso. Tanto da volerne annegare.

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