Sono nodi quelli che uniscono le cose con le cose. A mischiarne i movimenti. A lisciarli e renderli stabili. O preservarli e inzupparli di apparente stabilità. O servono solo a dare compattezza ed aspirante inamovibilità al loro nucleo. Per farlo muovere poco. Incardinarlo all'incardinabile. E i ganci sono le parole. E preservarlo dai facili sobbalzi. Quelli che ti fanno respirare al contrario. Mentre il cuore ti scivola tra le ginocchia. Non le richiudi per timore di stringerlo. E ti fanno chiudere gli occhi. Con la sola voglia di riaprirli subito. Per vedere cosa sia accaduto. O solo per vedere se si è ancora in grado di vedere. Non so mai dare la risposta giusta e invece di tacere sorrido. E mi spalmo l'imbarazzo sull'inconsapevolezza. E' un nodo quello che mi unisce a quella parte di me che non comprendo. Ma che non butto via. Ma tengo stretta me. E in tutta la forza che ci metto ci sono occhi, mani e cuore. Una specie di vita pensata e rinnegata e ripensata ed afferrata.
C'è ancora il suo odore nei miei polpastrelli.
E non basta lavarsi le mani.
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