Perchè le sento qua nella mia gola. Le parole che ho urlato. La loro ombra mi è rimasta attaccata dentro. Un filo sino al cuore. Ombre e polvere. Ombre di polvere. Tra le mie ciglia. Dove si è perso un sorriso. E un sogno. Tanto tempo fa. E a volte scintilla. Nuotando nelle mie pupille. L'ascensore per il dove. Precipito e mi ritrovo. Così. Negli angoli dimenticati. E trattengo le parole. E le spingo dentro. A urtare con il mio sterno. E a intrecciarsi. Come gramigna. Il tempo mi ha insegnato a trattenere ciò che fa male. E' l'unico modo per rendere utile l'inutile. Vomito nuvole. E pezzi di me. Senza distinzione. Nè ordine. Perchè solo distruggersi aiuta a ricostruirsi. E io sono fuoco. E di fuoco vivo e muio. Amo e odio. E poi di fuoco resisto ed esisto. Anche se è poco. Questa vita che mi soffia dentro ha l'odore dello zolfo. Lo senti nel silenzio. Quando i fiori dormono. E strappo i loro petali. I loro nomi. E le loro tracce.
E' la voce del fuoco che a volte mi parla dentro.
E mi costringe a tacere.
Non volevo nulla.
Non ho chiesto nulla.
Solo la verità.
E il fuoco me la ha data.
Prima di distruggerla.
Non ho equilibrio. Rido. Assolutamente scomposta. Rido ancora. Smorfie di sdegno. Spalanco gli occhietti. Inclino le ciglia per farci rimbalzare una lacrima. Esplode come un fuoco d'artificio. Alla festa del patrono. L'odore dello zucchero filato rovina lo sdegno.
Non ho equilibrio.
Mi fingo seria.
Occhi a gatta e bocca contratta.
Di notte mi manca la luce.
Di giorno mi manca il buio.
Devo assolutamente incastrarmi in un alba e un tramonto.
Sul loro bordo.
Nella tenerezza incerta ed inquieta del confine.
Ma non ci riesco.
Colpa del fuoco.
No.
Non ho equilibrio.
Ma è così bello lasciarsi pettinare dal vento.
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