domenica 13 dicembre 2009

Piena di nuvole. La mano stringe nuvole. Le afferra. Gli dà la caccia. E se le cosparge ovunque. Nuvole morbide. Umide al punto giusto. Secrete dalla mente. E poi sgozzate. Restano sotto le unghie. Grondano una irrealtà che avvolge come seta. Dentro ci scivoli. Abile nascondiglio. Da me stessa. E dall'altro da me. E a volte dentro quel lenzuolo trasformo la paura in orrore. Ha mille forme la paura. E sa fingersi coraggio. Ingoio e vomito nuvole. Bulimia di amore. Perchè amare troppo è come amare poco. E' non amore. Osserva le mie labbra e il loro contorno. Sono il confine delle cose non dette. Il limite tra la verità ed il suo opposto. La follia. Urto contro il limite. Mi comprime il cranio. E mi frusta la schiena all'improvviso. Senza pietà. E macchia. Come l'orgoglio. La macchia infida che è capace di aprire e chiudere i cancelli del cuore. Tubo infetto tra anima e mente. Pieno di ruggine. Una tonalità del rosso che si sfalda in macchie deformi. Imitano il sangue. Ma non sono capaci di pulsare. Ripeto errori e mi volto. Non so guardarli in faccia. E se li guardo mi rubano le ciglia.
La tenda del mio pudore.
Troppo vento.
Nessun cancello sa fermarlo.
Per caso ho attreversato la realtà. Ed il suo odore mi ha quasi spaventata. Il verde mi ha urlato contro tutta la fatica del vivere. Me la ha sbattuta in faccia. Prima di scivolare in un canale che si snodava come un serpente. E divideva la terra in due. Fino al profondo. E nel senso del profondo si diluisce tutta la voglia di leggerezza di cui siamo capaci. E inarrestabile scorre.
Apro gli occhi.
Tutte le ciglia al loro posto.
Posso rigare l'aria.
Aspetterò domani.

E' che la realtà è morbida e strana. Soffice come una torta. Dalle mille forme. E a volte diventano tentacoli. E a volte delusione. La ampolla dei sogni dilatati e bucati. Schizzano luci come bolle di sapone al patibolo. Ho il cuore che mi batte nella pancia. E la sua musica è tormento. Dammi la mano e ascolta. E' quasi affascinante. Seguire la musica che ti conduce al centro di me. Ma non lasciare la mano. Poi ti farà paura. Nel mio bosco nessuno ti restituirà la tua forma. E la mia mano ti eviterà di guardare ancora se non vorrai. Basterà lasciarla e io non sarò mai esistita. Sarò polvere di rose. Ricorderai solo il mio odore. Nessuno merita di soffrire. E se potessi riavvolgerei tutto il dolore. Tutto quello che posso aver provocato. Lo avvolgerei intorno al mio dito. Il rocchetto del non ritorno. Leccherei tutti gli sbagli che ho commesso. Per cancellare ogni traccia. Non chiedo perdono. Chiedo oblio. Più molle della realtà. Non è uno scambio. Io tengo il mio. Tutto quello che ho e ho avuto. E non baratto nulla. E' il prezzo della libertà. La mia. E lo farei non per allontanare il dolore che svolazza come uno sciame di api cieche e pazze. Ma per ritrovare i miei occhi nello specchio della mia anima.
Un giorno siamo fondo.
Un giorno cielo.
E tutto cambia e noi cambiamo tutto.
Dove è finito il vento?
Ha scompigliato i mie capelli ed è fuggito.
Io rispetto ogni nuova forma
che la vita mia ha disegnato
intorno.
Da lontano.
Ho perso il segno.
E mi tocca ricominciare a leggere.

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