venerdì 8 gennaio 2010

C'è un disordine morbido. Dove gli spigoli sono implosi nelle curve. Inghiottiti da svolte improvvise. Un disordine fatto di strati. Come lenzuola. Su lenzuola. E coperte. E tu ci stai comodo. E ti riscaldi e ti cerchi. E cerchi il calore. Pezzo per pezzo. Strofini il tempo sulle tue parti monche. La eco si stempera nella distanza che ci metti per trovarti i pezzi. E nel percorso senti solo il calore della ricerca del calore. E lo chiami amore. Piccolo bacio invisibile all'anima. Bacio e morsi. Ravvicinati. Tanto da sempre una cosa sola. Legame. Senza essere catena. Perchè ha le ali. E cuci i rigagnoli della assenza con la comprensione e l'accettazione. Il filo è sempre corto. Troppo corto. Ci vuole altro amore. Ancora di più. Da non bastare mai.
Il candore non è nella assenza di sporco.
Non è nella voglia di ripulirsi.
Ma nella forza di vedere.
Ha occhi grandi.
Immensi.
E a volte sembrano dita che si intrecciano.

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