Non c'è nulla di fragile nel delirio. C'è un frammento di orrore che ha fatto un salto oltre una siepe buia. Io sono nascosta dietro quel salto. Intrecciata a rami e a edera. Ma non l'ho fatto io. L'hanno fatto i miei occhi e non sanno più tornare indietro. E rovistando dentro i miei ieri quello che vedo è assolutamente uguale. Ma così bagnato di differenza ed indifferenza. E quelle goccioline non sono amore. Sono distacco. Da una placenta che è la coperta più calda che io sappia ricordare. Ne tengo un pezzetto sotto il gomito. Come se fosse ombra. E con le mani io cerco l'odore dell'innocenza. Nascosto da strati di altri odori. E da una maledetta astrazione. E si incastrano errori con l'odore della lavanda. Ed il mio modo di amare scivola dalla lama. Mentre affetto tempo. Prima di straiarlo nel pane che sto per mordere.
E mi distraggo e dimentico e sotto il mio palanto si scioglie una preghiera.
Giuro che è l'ultima.
Poi non ci saranno altri giri di giostra.
Erano prove e non tentativi.
Ed incompiuta più che mai io mi giro ancora.
Prima di affondare nel mio labirinto di parole fatte di pelle.
Lontano è la misura del mio bisogno.
Quello di cui mi vergogno.
E in cui ho smarrito una scheggia di dignità.
Con cui ho inciso il mio nome.
Con una cicatrice.
Alla donna che è in me.
Tutto l'orrore di cui ho bisogno è nei miei occhi.
peccato abbia così poca visinilità, queste parole meritano più voce, queste emozioni che regali vanno elargite a più persone....
RispondiEliminaparole vere e sentite come sentito è il mio grazie!!!!.
ciao...
sergio
blog (tanto tempo fa) nik kim.s su libero