venerdì 15 gennaio 2010

E trattenerti nella mente. Come se fosse un libro. Dalle pagine bianche. Lasciarsi arare. Come un campo che esplode. Con il profumo del mentre. Spiare la gioia. Con un occhio chiuso. E le ciglia per tenda. E sentire i suoi raggi sfiorarti. Leccarti le palpebre. Descrivere non basta. Una pioggia di parole. Addosso. Fino alla carne. A farsi brivido. E a contrarti il cuore. All'impazzata. E lasciarlo in sospensione. Al centro. Di te. Periferia dell'incanto. Mio nonno descriveva l'amore. Parlava di un vizio. E gli brillava la voce. Abbassava gli occhi. E quasi sorrideva. Al passato. Al tempo che fu. All'attimo intrappolato. E si scavava un posto nella mia memoria. E a volte ricordare è un atto di amore.
Ricordami come adesso.
Mentre ti dormo sulla pancia.
E tu mi baci le ginocchia.
Come se io fossi la placenta in cui tutto si può.
Nascere o morire.
E forse essere.
Perchè esistere è lasciare un segno.
E i segni più profondi sono nella mente.
Come se adesso fosse un armadio segreto.
Sono noi ne abbiamo la chiave.

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