giovedì 28 gennaio 2010

Come se fossi ombra. Scivolo. L'acqua sulla schiena. E il sole oltre. Leonzuola di acqua. Carezze che non si negano. Forse una seconda pelle. L'inconosciuto ha un odore buonissimo. Da farti desiderare di poterlo assaporare. A morsi. E lasciartelo sciogliere. Sotto il palato. Come se fosse grotta di desideri nascosti. Io posso dire le cose più normali. Con un lembo strano. Una sacca in cui la stranezza si insinua. E insidia tutta la normalità che posso contenere. Strano destino. A volte troppo fragile. E a volte troppo forte. Mai giusta. Mai donna. O bimba. O vecchia. E non è nel mezzo. Perchè nel centro esatto io ci sono andata. E non vi ho trovato che rivoli di essenza. Nessuno riesce a capire che forza e fragilità sono gli strati della stessa pelle. La mia. Insieme si sono sedimentati. E forte è il mio sentire. E conservare. E non risperdere. Fino al confine. E forte è la voglia di amare. Assolutamente forte. Fragile la capacità di farlo. Come velina. Il vento la piega e la fende.
Come non si possono amare le formiche?
E le coccinelle?
E non amare la perfezione della tela di un ragno?
Amare è fragilità e forza.
E' nascere e morire.
E resto nuda.
Senza quella pelle.
Ho imparato a tenere aperte tutte le finestre.
Senza paura del freddo.
Perchè quella è anche l'unica via della luce.

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