venerdì 8 gennaio 2010

E il diavolo che è in me ha una bocca immensa. Sorride alle mie viscere. E le annusa. E si diverte a leccarmi il cuore. Fino a farmi tremare l'anima. Non è un serpente. Nessuna forca. Ma ha la corolla di fiore. E gioca a rigirarmela nella testa. Come una sciarpa. Fino a farmi chiudere gli occhi. Per raccontarmi i colori. L'universo che un tempo persi. Un universo di colori dissolto. Per un errore. E' un diavolo buono. Spesso si pente del mal fatto. Raramente restituisce ciò che ha tolto. La chiama fame. Io la chiamerei malattia. Ha una paura fottuta del buio e si nasconde in un cantuccio ogni notte. Lo sento piangere e promettere che cambierà.Quanto vorrei credergli. Ma poi che diavolo sarebbe? Un buon diavolo. Spera di non farsi vedere. E alcune notti diventa davvero trasparente. Lo scambieresti per un angelo. Da lasciarsi le penne. E forse lo è. Ma non oso dirglielo. Credo di essere fumo. Ma abbracciarcialo è fumare nebbia.
L'angelo che è in me è sempre trafelato. Arriva sempre al momento sbagliato. E si crede cattivissimo. Ma ha solo confuso le mani con i piedi. E a volte passeggia sulle sue mani. Quasi ci balla. Basta guardargli gli occhi per capire che non sa mentire. Si rotola in menzogne a fin di bene. Perchè preservare gli altri dal dolore è il suo vestito migliore. E' permaloso. Un pessimo angelo. Ma si nasconde gli errori. Ma poi si pente e li ricerca. Anche se ha smarrito la mappa. Ha solo un vizio. Ulula alla luna. E la accarezza con le sue ali silenziose.
E io non ci sono.
Non più.
Mi sono rintanata in un angolo della mente.
Nel cantuccio che mi lasciano.
Quando ne hanno voglia.
Quando non stanno scommettendo il loro turno.
Mi limito ad osservare.
E mi basta poco per capire.
Non ho più nulla da dire.
E francamente fa un pò male.
Ma solo poco poco.
E' solo colpa delle mie mani ebbre.
Accecate dagli sputi di un arcobaleno.
Immensamente bello.
Anche se è banale.

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