venerdì 22 gennaio 2010

Perchè l'unico pane che vorremmo mangiare è la comprensione. Ma è un pane che non sazia. Nella bulimia d'amore. E voler bene non si spiega a parole. Scorre nelle vene. E nel battito del cuore. Ed urta contro il senso di possesso che sentiamo esserci negato. Come se dare agli altri togliesse a noi. Perchè nell'amore abbiamo riversato tutto quello che ci è stato tolto. Lasciandolo con il suo tronco curvo a patire l'inverno. E con le foglie in mano. E non coprono dal freddo che imploriamo. Per non sentire. Se non mi hai compresa non era bene. Era specchio. Per vederti forte. E lasciarmi contorcere nella tua sagoma. E io la sentivo casa. Mentre era solo ombra. Avrei voluto che tu avessi strappato dalla mia carne il sole che da qualche parte è scivolato. Ma se mi rimproveri di essere buio è perchè lo rimproveri solo a te. In una guerra senza terra. Fatta di menti che si intrecciano e liberano. E non capirsi è più facile che capirsi. C'è desolazione sotto l'albero della solitudine. Ed è quasi fallimento. Perchè mi resta la vita. E la riavvolgo tra le vene. Senza molta voglia.

2 commenti:

  1. le ombre vanno tagliate, solo così può essere luce [per me]

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  2. Insaziabile perché la comprensione di essere incompleti aumenta la fame. Come una casa coi vetri rotti, frammenti di uno specchio a terra, che calpestiamo, fissando il riflesso del dolore nei nostri occhi. Riempire i momenti che erano di futuro con la vita, la solita, traslucida, assurda nel suo continuo riavvolgersi al nuovo, tenace vita.
    Accettare il caos. Senza molta voglia. Con tanta fame.

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