domenica 24 gennaio 2010

Niente. E tutto. La misura dell'astratto. Vuoto dentro. E ti sembra di essere sospesa. Tutto quel vuoto riempie troppo. Mi esplode dentro. Come un sole nero. Un sole di pece. E tutto copre. Anche la gioia. Travolta da una patina. Niente. E niente più stelle sbriciolate. E lune crocifisse. Nascoste nelle tasche. Come biscottini. Niente poesia. Non scivola più sugli occhi. Lasciandoteli chiudere. E Cullare. Nel mare dei sensi. Come il velo che ricopre il mondo di nebbia morbida. E puoi sognare oltre. Mai più segni incisi sulle vene. Il disegno dell'incauto divenire. A serrarle. A trattenere battiti. E a morderne il corso. Per spezzettare il tempo. E dilatarlo. Infilandoci attese. E pause. E una linea ruba punti. E si spinge avanti. Divide il bene e il male. Come mari avversi. E tu sei riva. E acqua. E mentre avanza ti squarcia dentro. Una corda che frusta. E separa. E mescola segni a pelle. E pelle a piacere. E dolore. Come se fossero rivoli di vita.
Niente.
E tutto.
E il concreto sta sbranando l'astratto.
Lo chiamano tempo.
Un fiume inverso che ci scorre dentro.
Ho morso stelle. E ne conservo il sapore sotto il palato. Come un segreto.

Nessun commento:

Posta un commento