sabato 23 gennaio 2010

Non ho più occhi da staccare dalla mia verità. Ed è cieca. Annusa la dignità. Persa vaga. E vaga come un delirio. Ondeggia e si dimena come un palloncino pazzo. Impiccato dal filo che gli impedisce di sgonfiarsi e precipitare. E attraversare l'aria. Sentirla addosso. E contro. Forse è quello dimenticare? Riempirsi di distanza? O salvarsi? Dimenticare è suggere gocce di vita ad un ruscello. Sta ancora vagando. E si nutre di buio. E si fa chiamare amore. Con la pretesa di essere compresa. Ma gli altri non sanno cosa abbiamo dentro. I fogliettini appuntati intorno al cuore. E come ti muovi fa male. Ha la voce di un fiore. E il suo respiro. L'ho sentito. Lo ricordo. L'unica compagnia alla sua apnea di luce. Non sa descrivere il bene. Lo ha dimenticato. Presa come era a spiegare. E ha barattato i suoi petali con le parole. Se fosse un fiore sarebbe davvero osceno. E indegno. Con il cuore nudo. Con tutta la paura che gli batte dentro. E una brina a raschiargli l'anima. Per ricamarci la vergogna. Soffiaci sopra. Come ti ho chiesto mentre mi abbracciavi. E io cercavo di riaprire gli occhi. E di trovarti tra le mani che mi attraversavano. Senza che comprendessi il confine. Il sogno mi ha ingoiata. E mi sento ballare nella sua sagoma. E questo sole che mi batte dentro nessuno sa scorgerlo. Tanto non serve più. Io non ho occhi. E le mie dita hanno imparato a parlare con il buio.

3 commenti:

  1. Hanno imparato così bene, che riescono a tracciare segni di Verità tanto taglienti da fare paura, con il gelido fuoco della loro paura. La Verità è sempre un fiore osceno, impossibile ignorarne l'odore.

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  2. Grazie per tuoi pensieri. Sei una persona speciale...

    Un abbraccio grande :)

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