sabato 21 febbraio 2009

Ampolle

Ampolle.
Prigioniera.

Freddo il ferro.
Quasi punge.
Lo sento.
Prigioniera.
Del passato.
Di suoni.
Di sillabe.
Del vuoto.
Ci nuoto.
Tra catene di sibili.
Di soffi e di sospiri.
Di parole inutili.
Di inutili parole.
Anelli di fumo.
Come orbite.
Circumnavigo la tua bocca.
Con la mia lingua.
E aspiro le tue parole.
Le parole sono quello che gli altri vedono di noi.
Sono l'involucro della nostra verità.
Sono il punto in cui ci incontriamo.
E l'essenza si rivolta. Si riavvolge.
Una ampolla in cui si mescolano i pensieri.
Solo a volte la miscela è esplosiva.
Altre si diluisce.
Si stempera.
Evapora.
Quel puntino impalpabile
ma denso
in cui siamo sospesi oltre la carne.
Un suono che svuota e riempie.
Nelle nostre parole
depositiamo una parte di noi.
La esponiamo.
La copriamo.
La graffiamo.
Più o meno artatamente.
Anche il silenzio
è una serie infinita di parole.
Una scia. Lunga e sottile.
Come una linea fatta di tante
linee che si inseguono.
Senza sosta.
E' una goccia
di sangue impenitente.
E crudele.
Cade.
Scivola.
E segna.
Peccaminosi chicci di un melograno maturo.

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