venerdì 13 febbraio 2009

Deprecabile perfezione


Nella gola pulsa il monito.


"Ricordati che devi morire". Questa la conosco. L'ho già sentita. Rido. Mi sono sempre inchinata all'altare del sacrificio. Devota. Come una vestale. Scivola sulle ciglia. E rimbalza. No!"Ricordati che devi vivere." . Più difficile. Invade.
Provo a prostrare i miei occhi.
Afferro i lembi della mia esistenza. Non pensavo pesassero tanto. Li sciorino nel vento. Come stoffa confusa e madida di notti incerte. "Senti come soffia". No. Ora non più. E' tutto immobile. Li incrocio. E scuoto. Senza sovrapporli. Non devono combaciare. Li incastro in un nodo. Come un abbraccio di pelle e mente. Che è più che altro una morsa. Ho voglia di cospargerli di amore. Come borotalco tra le fasce di un neonato.
Sono il nastro che mi cinge la vita.
E i fianchi.
Si spinge alle caviglie.
Giro dopo giro.
E mi ruba il respiro.
Lento, lo sciolgo.
E lo ripercorro.
E riannodo.
Attenta a non farmi male.
Solo poco.
Scaraventare la rabbia significa liberarsene. Ma non arriva mai tanto lontano. E se ci perdiamo è solo perchè vogliamo ritrovarci. Nutrendoci del senso della assenza. Mistificazione dell'appartenenza. L'appartenenza non ha bisogno di vessilli. L'appartenenza è un fiume che scorre.
Trattengo le parole.
Ora. Le sento pulsare. Tra le vene. Nel mio sterno. Lo urtano. Le sento. Si conficcano. Come ami. Le sento. Comprimermi la giugulare. Avvolgermi la gola. E spingere. Sono fatte del sangue in cui sono state immerse. E di aria. Una patina di inconsistenza. Sono parole asciutte. Ormai. Lento il sangue. Come lento è il buio. E le trattengo più a lungo possibile. Per percepirne ogni spasmo. Ed avvinghiarmi ad ogni loro contrazione. Come se fosse una nenia. E poi le respingo. E le mescolo con il silenzio. E con il mio respiro. Ghirlande di parole senza sangue. E striscio sorrisi nell'aria. Come piume. Beandomi dell'aria che sposto. Dell'aria che mi viene a mancare. E che ritrovo. Sorrisi fatti di acqua. E voglia di sole.
E di dita nella carne.
Di sale che tira la pelle.
Prima di precipitare nell'anima.
Innondandola di salsedine.
E brucia e tira.
E di implodere dentro il mio utero.
Come un fuoco d'artificio.
"Ricordati che devi vivere".
Come dimenticarlo?
Apro gli occhi.
Oggi sono sirena.
Di paludi sterminate.

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