sabato 21 febbraio 2009

Odio il bianco
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E' negli angoli che si annida l'inconoscibile.
O solo inconosciuto.
Proiezione e compressione di noi.
Ed è là che voglio incastrarmi.
Incastrarmi e incastonarmi.
Come pietra di fiume lungo il suo argine.
Adagiata e contratta.
E rapirmi. Strapparmi.
Polvere e me.
Me e voglia di me.
Non ho paura dell'indefinito.
Solo dei circoli perfetti.
Lindi, leziosi e pretenziosi.
Pulire le pareti sporche o sporcare quelle candide?
Angoli e bolle.
E in una bolla un albero si allontana.
Sorride leggero.
Gioca con le altre bolle.
Lo vedo sempre più lontano.
Senza radici.
Lieve e ondeggiante.
E io linfa scorro e scorrerò senza albero.
E me tra linfa in rigagnoli di linfa e terra.
Sono le mie radici.
In quell'angolo.
E anche altrove.
Superfetazione.
Di un ego perplesso.
Il mio.
E' che ora avrei voglia di pane, burro e marmellata.

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