domenica 15 febbraio 2009

Claustro_fobia
Chiudo gli occhi e mi spalanco al troppo.
Mi frugo tra me mani.
Ho perso lo stupore.
Il fiato sospeso e gli occhi che brillano
e si tuffano in un nuovo respiro.
Nutriti ma mai sazi.
E' come se avessi bruciato tutti i respiri tremuli
che mi erano concessi.
Quelli che schizzano l'ordinario avvicendarsi delle ore
di voglia di assoluto.
E adesso vivo rubando il respiro.
Come una ladra di attimi.
E implodo nella placenta da cui sono nata.
Forse il mio cordone ombelicale non è mai stato reciso.
E mi stritola come una corda.
Sembra lontano il tempo
mi cui immergevo nella la tua sagoma
come ad una fonte di acqua limpida.
Bevevo di te.
Ignorando ogni cautela.
Senza preoccuparmi che l'acqua scendesse sempre più in fondo.
E nella mia mente si celebrava il più innocente amplesso dell'anima.
L'anima che si sporge sull'altra anima.
E non ci sono specchi.
Ai piedi di un albero.
Cullata dal rumore delle sue fronde.
Nel prato delle anime.
Ne annusa i contorni.
E li accarezza.
Con le sue mani da anima.
Con la paura di farle male.
E poi si lascia guardare.
E a sua volta ribere.
E' tutto così lontano.
O troppo vicino.
Ci sono segreti che non ho il coraggio di confessarmi.
Rinchiusi in un respiro che si è perso.
E io non riesco più a trovarlo.
Né ho voglia
di cercarlo.

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