sabato 14 febbraio 2009

Ci siamo donati attimi che sembravano vite. E vite che erano solo attimi. Erano parole. Parole purissime. Limpide come cristalli tremanti. Strappate dall'anima. E nella stessa infilate ancora. Di più non potevamo.
E il vento sta ancora ancora e già soffiando.
Come battiti di ciglia i sipari si susseguono.
Credo di chiami vita.
E tempo.
E a volte futuro.
Sì.
Sta soffiando.
Ha l'odore dei sogni.
Raccolgo la dolcezza.
E la cospargo sul contorno della mia mente. E' notte. Un giorno al contrario. Con la pelle fatta di cielo e di dove e quando. L'odore della notte si stempera in respiri strusciati. E' vento. Di nuovo e di vecchio. Di sempre. Ho paura e non lo so. Una paura secca. Non ho paura e poi lo so. Me lo dico. Cantilena. Di suoni e sensazioni. Sotto la pelle. Poi lo nego. Spingo grida mute tra sangue e anima e carne. E non è mai silenzio. Come un gioco di prestigio di un illusionista. Margherita stanca. E stanca di essere stanca. Da sfogliare. Per conservare i suoi petali. O per strapparli. Mescolo parole e sentimenti e carte. E la somma cambia sempre. Poi ci riprovo. Confondo e stritolo mancanza e assenza e bisogno. Come chicchi perfetti di grandine imperfetta e infetta ma odorosa. Gioco pericoloso ma ingenuo. Nessuno è colpevole. Nessuno è innocente. Penzoliamo tra ombre e pensieri e verità. Sorrido. Il nuovo giorno ha l'odore dei campi. Del sole. E di crepe in muri sporchi. E io non so scegliere. Ma non posso impedirmi di annusare. Sminuzzo il tempo in ricordi, bolle di sapone ed attimi. Sabbia di una clessidra invisibile. Minuta di uno spartito e di una epopea. Credo si chiami vita. Ma la vita non ha un nome. Vedo e non vedo. Bendata da una luna lontana e spenta che nega i suoi raggi. Perchè forse non mi importa. E scivolo dentro la mia fragilità. Là mi perdo. Come su un foglio di acqua morbida. Specchio di cielo. E una storia da scrivere. Senza essere raccontata. Ogni fiaba ha la fine ed inizio. E in quelle più belle puoi mescolarli. Intrecciarli. A nessuno importa. L'importante che parole lente possano vibrare nelle orecchie affamate di dolcezza e di tenerezza. Ascolto la mia voce e la ripiego di ventagli. Sillabe. Dolci e lucide. False ed ondeggianti. Ascolto la mia voce e la sento fremere e frantumarsi contro la clessidra. Perchè il tempo è solo qua. Nel mio cuore. Pulsa. E non mi fa paura. Neanche ammettere di aver paura.




Ci siamo donati attimi che sembravano vite. E vite che erano solo attimi. Il tempo si trasforma in parole. Parole purissime. Limpide come cristalli tremanti. Qualche macchia. Strappata dall'anima. E nella stessa infilate ancora. Di più non potevamo. Ci siamo raccontati. Inventati. Creati. Trasformati. E a volte viversi è questo. Cercarsi un posticino dentro le parole.
E il vento sta ancora ancora e già soffiando.
Come battiti di ciglia di sipari che si susseguono.
Credo di chiami vita.
E tempo.
E a volte futuro.
Sì.
Sta soffiando.
Ha l'odore dei sogni.
Raccolgo la dolcezza.
E la cospargo sul contorno della mia mente.
Altro non posso.
Mi nego e nego parole inutili.
E vi respiro.
Poco poco.

...

Altro non posso.

1 commento:

  1. Dire che nessuno è colpevole e nessuno è innocente, è come affermare che tutti sono innocenti e tutti sono colpevoli. E le parole purissime: a volte sono le più odiose! Spero che quel vento le spazzi via... Poco poco.

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