venerdì 13 febbraio 2009

Comunque donna...
La notte è la mia scatola.
Un cubo sospeso.
Sospesa.
Dentro un cubo sospeso.
E apici di certezze.
Destinate a rifrangersi in riflessi e miraggi.
All'arrivo dell'aurora.
Quando il sole invaderà le sue pareti di cristallo.
Non è freddo.
E' verità.
E la verità sa essere gelida.
La notte è la mia scatola.
Un cubo sospeso ed oscillante.
Penzola sotto il soffitto del mondo.
Insieme a tanti altri cubi.
Dove è il tormento?
Dove?
Sono ancora il fanstasma che vaga nelle mie notti.
E invisibile osservo.
E non vedo.
Perchè non voglio.
Guardo la verità e la plasmo.
A mia immagine e somiglianza.

Ad un certo punto resto io. Senza artifici. Senza orpelli. Incapace di sedurre. Sedotta. Da ombre. Le faccio danzare, comprimendone la forma e contorcendone la sagoma. Nessun demone. Solo ombre di solitudine sconnessa. E strati di esistenza e di esistenze si adagiano uno sull'altro. Si mescolano nei limiti di una vagamente attendibile possibilità. E la certezza veste ogni incertezza. La soffoca. Amalgama pensieri e deliri e sogni e paure. E quel cubo sembra il mondo. E' solo una notte, invece.
Dove è il tormento?
Fuori o dentro quelle facce di cristallo?
O rannichiato nei suoi apici?
Sono il fantasma che vaga insonne nelle mie notti insonni. Invisibile. Io osservo. Guardo la verità. E poi la slinguo. Perchè contaminandola posso ammaestrarla. O morirne avvelenata. Mi incanto guardando una goccia scivolare. E vorrei essere essa per diluirmi nel nulla. E poi forse tornare goccia. Altra e nuova goccia. Oscenamente io. Senza trucchi nè inganni. Nell'unico modo in cui vorrei essere. Incapace di resistere al vento. E il rispetto come un involucro vuoto. Nel quale infilare le mani e scavare aria. Come corazza di molliche. Come i polpastrelli che popolano la mia mente. E le parole sono inutili.
La verità non è nelle parole ma nel loro suono.
Nel loro distacco dalla bocca che le ha pronunciate. Nel loro tremito tra la voce che si sperde nell'aria.E dalle orecchie alla mente quella verità ti punge le tempie. Nuda. Come solo la verità può essere. Semplice. Come inevitabilmente è. Le tue stelle e le tue nuvole penzolano sotto il soffitto. E non brillano più. E il cielo non è più cielo. La luna lo ha ingoiato. Prima di spegnersi. Nessun soffio. Nessun raggio. Hai orecchie e mani da mendicante di luce. E di buio. E le ritrai e ti riavvolgi. Non possiamo condannare chi non ha i nostri stessi sogni ma continuare ad accazezzare i nostri.

I sogni sono e restano la sagoma della nostra unica verità.
Da riempire con la nostra vita.
Non con quella degli altri.

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