domenica 15 febbraio 2009


Ti parlai con un fiore.
Lo posai sulla mia mente
Lo lasciai dormirmi dentro.
E te lo donai.
Poi.
E' che con quel fiore dissi tante cose.
Forse troppe.
"Vieni da me".
Per esempio.
Rosso non è l'amore.
L'amore è bianco.
Come lama
che
dolcemente
fende
e staglia vuoti.
E per istanti non esisti.
E pioggia di cristalli di cielo.
Forse lacrime.
O aghi lenti.
Un bianco in fuga.
E' l'amore.
O la sua lurida idea.
Lacera.
Ma non lascia sangue.
Perduta nella pioggia.
Mi ritrovo.
Ancora solida.
Pulso.
Asciutto è il cuore.
Rossa è l'attesa ed i suoi bollenti ardori.
Di labbra tremule penzolanti ed appese al destino.
E il caso le disegna e poi cancella.
Ha cancellato.
Come la porpora immonda di ogni alba.
Spazza via la notte.
Rossa.
Schizza e non macchia.
Né pulisce.
Rossa poi la spina ed il suo percorso.
E il dolore.
A volte lilla.
Esasperato viola.
Io ti pensavo e pensavo.
In circoli di sogni.
Verde.
Ad occhi schiusi.
Dopo aver spaccato la luce.
E tra le gambe spigoli di orgasmi.
E ancora declivi.
Non so che significava.
Né posso capirlo.
Tu forse puoi?

Non portarmi mai nessun fiore.
Non vivrebbe.
Lo vedrei morire tra le mani.
Come tutto forse.
E piangerei la fine.
E forse è così.
Ma non voglio saperlo.
C'è qualcosa che non muore.
Mi ostino a pensarlo.
E nella mente un cerchio.
Aperto.

Prisma.
Perfetto nel suo cuore.
Come un dono.
Puro.
O perfettamente impuro.

E poi.

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