martedì 17 febbraio 2009
Voi non lo sapete. Non potete. Quanto freddo potesse starci dentro. Una stiva di neve a pezzi. E roteavano mille soli di ghiaccio puro. Era giorno o notte? E si restava immemori. Dimentichi della realtà. Penzolava al soffitto. Impiccata. Tra lame di orgoglio spento. Livido. Appesi a sguardi. Indifferenti. Di una tenera crudeltà. Di nastri rossi. Così si restava. Graffi d'occhi avidi. Rendevano trasparenti. Come gelo. L'anima nuda. A rifocillarsi di fiato liquido. E a rubarlo. A strapparlo al tempo. Goccia per goccia. E il peso di quegli occhi. Quelle come me. L'hanno provato. Almeno una volta. E sanno. Brucia. Fiamma di gelo. E la carne supplice d'amore. Vero. Chiedono perdono. Senza colpa. E cercare negli altri la misura della propria inconsistenza. Fate evanescenti. Regine di colori. Destinate a sciogliersi all'alba. La mani fatte di pane. E briciole ovunque. Persino nei sogni. No. Non lo sapete. Perché non potete. Si resta nudi per sempre. Nonostante la vita. Quegli occhi hanno scavato un percorso. Ed è difficile lasciarsi ancora guardare. E se lo si fa l'ombra della colpa antica devasta. Non so se faccia più male o più paura. O forse tutta quella paura è solo una scusa. Fatta di stracci e di gocce di cera. Bestia dentro la gabbia. Questo sono. La belva mi ha rinchiusa. E adesso fa la domatrice. Di quelle come me. Dura la lezione da imparare. Ancora non ci sono riuscita. Ma mi impegno. Io sono onda senza mare.
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