sabato 21 febbraio 2009

Il mio sonno è stato squarciato da un pianto. Diviso e sminuzzato. In brividi e perplessità. Forse non era il mio. Non era il mio pianto. Poi lo è diventato. Lentamente. Una pioggia di dolore. Gocce di luna. E' entrato nel mio sangue ed ha incominciato a scorrere e a pulsare. Formiche nelle vene. Come se da qualche parte ci sia un fiume fatto di lacrime e noi ne diventiamo gli inconsapevoli estuari. Piangiamo lacrime non nostre. Quel grido selvaggio, fatto di carne ed aria, mi ha rubato un tremito e si è disciolto in una miriade di gocce di sudore che mi hanno segnata. Come una rete. Pura e sconosciuta.Come l'angoscia. Poi si è avvolto intorno alle mie braccia. Un serpente. Il limite è un vento caldo tra le dita. Ti costringe a serrare i pugni. E la tua mano diviene un fiore schiuso che si nega la luce e si ritira. Deve. Nella solitudine. Negazione di essenza. Siamo soli quando manchiamo a noi stessi. Latitanza immeritata ed immeritoria. Forse non ancora nati. Mai nati. O forse già morti. Ma il confine tra l'amore ed il bisogno ed il bisogno di amore quale è?
E le nostre parole sono cucchiai.

Ma di cosa?

L'amore non si può declamare. Come lo descrivi? E' come descrivere il proprio respiro. Oggi vorrei non respirare. Non averne bisogno. Attingere da una sacca di aria. Dal cielo. Mi avvicino ai tuoi occhi. Scuri e severi. Come lastre di buio. Mi chiedi. Senza parole. E io rispondo. Senza parole. Sono stanca di soffiare mezze verità. Di denudare la verità e trasformarla in finzione. Ogni negazione è mera e triste finzione della finzione. Mi sento come un fiore con i petali bruciati dal sole. Si è fidato e si è lasciato cullare dalla luce.Rincorrendo i suoi raggi. In un gioco sconosciuto. Fidarsi è lasciarsi cullare da una luce sconosciuta e dalle sue pulsioni. Fino a sdraiare i petali nel vuoto.
Dove è l'errore?
nel mentire?
O nel credere alle menzogne?
E' il mio dove è?

"L'essere è in ciò e, oltre i limiti di ciò, è niente".

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