giovedì 5 febbraio 2009

Dentro una botte. Schegge di notti. Ebbra di solitudine e dell'odore del legno umido. Bevo anche questa notte. La bevo in un sorso lento. Mi nascondo in un silenzio denso e scuro. Come il cielo nasconde la luna. La rapisce e si sporca di nubi. E di furia. E non sa cosa sia la passione e poi amore. Mi nascondo nel pozzo di pensieri indegni. Sanno di rosmarino. Selvaggi e nudi come la verità. Crescono ovunque. Bucano il cemento. Pensieri come spire instancabili. Incanto dei sensi. E' un pozzo senza fondo. Vi ho annegato stelle. Tante ed innocenti. Dopo averle strisciate su muri. Luridi e sconosciuti. Mi illudevo di cospargerli di luce e del ricordo di antica magia. Ma non sapevo. E mi contraevo in sillabe e schizzi di cuore. Senza sporcarmi. La autentica follia non sporca. E non ha paura. Non fuggo. Anche adesso che lo scialle del delirio mi sta soffocando. Resto. E di solitudine ed onestà scaldo le mani. Mi nutro di molliche e di pose. Ed è sempre altrove. La risposta. E l'odore sempre lo stesso. Io osservo. E vedo oltre l'apparenza. Immagino la realtà. Senza figure. Me la racconto. Senza parole. Ed è sempre una storia vera. Inevitabilmente vera. Di una bimba con i piedi nudi nella sabbia. A caccia di conchiglie. Per rilanciare in mare. E ascoltare le sue storie. Fatte di lontananza e dell'odore di sale. E di spuma sfuggente come nostalgia. E di tenero incanto. Storie lanciate contro il cielo E là sperse. Nel volo di gabbiani. Storie di una luna dietro una grata. A sognare di essere sole. C'è un pensiero che mi allaga la mente. E di dolcezza annego. Tra flutti e vergogna. Mentre una voce mi culla nel silenzio. E mi bacia. Respiro dopo respiro. Mischiandosi a pelle e al rosmarino selvaggio e forte. E' una voce che sa di corteccia. E di albero. E di acqua.
La luna è tornata al suo posto. Adesso il sole può sorgere. Se vuole.

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