giovedì 12 febbraio 2009

Fu buio.
Di luce.
Una volta.
Anonima come l'aria
mi incastrai nelle parole.
E come il vento.
Clandestina.
Con la sensazione di avere la pelle al contrario.
Indistinta tra tanti e tanto.
E nel poco, felicemente miserrima.
Provai vergogna.
Una e tante volte.
E cercai di cancellare i segni.
Ma ogni volta provavo a resistere.
Fino al limite.
Per evitare che quella soglia
si chiamasse sconfitta.
E' ancora buio.
Ma io ci vedo.
E sento.

Ti osservo mentre dormi, mentre la luna è un pozzo sull'immenso.
Uno squarcio di infinito.
La bocca di un imbuto che si spinge fino agli inferi.
E se ci infilo la mano non esisto più.
Attraverso strati di inesistenza.
Soffiato il desiderio come fiamma nel camino
e come ciuffi di lavanda selvaggia nell'aria.
Sulle pupille lontane e retroflesse.
Mischiale alle mie.
Ho levigato il mio respiro con la lama più tagliente.
L'ho spezzettato.
E ho tentato di impossessarmi dei suoi segmenti.
Come una furia in delirio.
Ho accarezzato i tuoi confini.
Fatti di aria.
Tu non lo sai.
Con le dita timorose.
Spinte a bucare il vuoto.
Aggrappata al margine della mia coscienza tremula e stremata.
Li ho annusati.
Senza interrompere il percorso.
Segmento dopo segmento.
Ho segnato il territorio con i miei baci.
Come lembi di cielo.
Di una ferita che sanguina.
Vorrei sapere cosa sogni.
La luna è scappata.

E' ancora tardi.

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