martedì 3 febbraio 2009

Immensamente assorta.
Dormo sul mio gomito. Quasi ogni notte. Protetta dal mio corpo. Nella mia battaglia contro il pudore. Ovunque persa. Nascosta ai sogni ed alla stranezza. E' il mio cuscino di carne. Una spigolo di cuore. Prona. Davanti all'altare della notte.
E nel suo incavo depongo religiosi segreti. Morbidi. Segreti morbidi e muti.
A volte nel cuore della notte vorrei condividerli.
Le labbra contro il gomito a suggere la verità.
Percorrono le membra e mi scivolano dentro.
Sotto.
In fondo a me.
Vorrei condividerli.
Tutto il condivisibile.
E li lancio contro il cielo.
Sperando che affondino nel lago della comprensione.
Dalle acque gelide.
La chiamano Catarsi.
Io la definisco Amore.

Spoglio spesso i pensieri. E restano linee e forme. E io mi perdo. Mi accuso e mi perdono. Scavo le linee. Come se fossero un immenso panorama da contemplare. e invece e vita. Ed intimità. Penetro quella intimità. Sacra. Inconsapevole e assorta.
Tra l'inizio e la fine c'è solo vita.
In mezzo c'è tutto il resto.
Si chiamano giorni, a volte.
A volte, sogni.
Altre, emozioni.
L'ingiustizia è che tutto ricordani solo il finale.
Dimenticano la storia.
La trama si scioglie.
Evapora.
Adesso aspetto la neve.
Cancellerà anche la fine.
Senza traccia.
E' così che voglio essere.
Così voglio stare.
Candidamente in_esistente.

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