domenica 15 febbraio 2009

Pelle

Credo che ogni seme sia un dono fatto alla terra.
Un dono di amore.
Ogni volta mi perdo nell'incanto della terra
che si apre e accoglie quel dono.
E lo culla e lo nutre.
Nel suo ventre.
Oggi scavo.
Scavo aria.
E trovo pezzi.
Di terra e di aria.
Nel mio cuore.
Lo lascio vagare dentro di me.
Ci vorrei piantare un seme.
Proprio al centro.
Ma non ho il coraggio.
Poi mi nascondo.
E lo nascondo.
Dovrò smettere di fare mercimonio delle mie emozioni.
E dei miei sogni.
C'è un velo di pudore che non riesco a strappare.
L'ultimo baluardo.

A volte sogno di spiccare un volo.
A volte sogno di spiccare un volo.
A volte sogno di spiccare un volo.
A volte sogno di spiccare un volo.
Ma poi mi sveglio.
E spalanco i miei occhi al troppo.
Non mi turba il risveglio.
Ma il senso di incompiuto.
Mi riempie la mente di brividi.
Fatti di luce.
Nulla è così perfetto come l'incompiuto.
Gronda di futuro.
Se penso al futuro penso a tutti i colori del mondo.
E a tutti quelli che non conosco.
Li stempero nella mente.
Ma poi li cancello.
Il futuro ha l'odore del pane.
E a volte anche la mia pelle.


Niente è più seducente della natura che si spiega e atteggia nel suo fluire. In scie di vita. E sfoglie. Meravigliosamente inevitabili. E a volte spruzzi. Scaglie di cristalli. Di una freschezza che abbaglia. Nessuna movenza umana riprodurrà tale grazia. Sinuosi spostamenti di palpiti. Si potrà solo imitarla. Sublime è la sua impronta. Spontaneamente la vita si infiltra. Il sole cesella ombre e luce. Orafo superbo. Ed una goccia scivola. Sigla il suo non essere più. In un evanescente percorso. Sulla linea invisibile del non essere. O non essere più. O essere altro. E il suo confluire si libra. In un'aria. O forse più. E di nutrimento il mondo si trasforma. E in respiri staglia la vita. E il divenire. Ho un bocciolo tra le mani e la sua virginea lentezza. Si schiude e non so se il suo aprirsi alla luce sia l'inizio o la fine. O solo il divenire. Mi affascina l'impercettibilità. La più tenera delle violenze. Io non posso sentire tutto ciò ma solo contemplarlo e prenderne atto. E custodire petali e corolla. Forse conservare, poi. Ma non per sempre. E' innaturale.



Nell'incompiuto io mi ritraggo. Come bozzolo interrotto. Nella pancia della terra. Con un segreto imperfetto nel ventre. Di cristalli di rugiada. Per percepire il gelo e respingerlo. Dopo averlo assaporato. L'odore della primavera è nell'aria. Ma fa troppo freddo per sentirlo. Io sono randagia come un gatto. E tutti si ostinano a coccolarmi. Mentre vorrei solo andare a caccia di topi. E non so fare le fusa. O forse no.

E' che avrei voluto essere donna.

Null'altro.

1 commento:

  1. L'odore della primavera è nell'aria.
    E' odore di te.
    Tu, nata daunfiore, sei donna, affascinante ragazza, splendida amica.
    Un bacio. Guido

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