venerdì 6 febbraio 2009

E se ti penso nuoto in un campo di tulipani gialli. Gioco con la luce. Incantevole malia delle forme. L'aria bacia la materia. Strano è il gioco. Strano come gli strani pensieri di una strana donna. Che non sono più io. Oggi mi sembra tutto semplice. E bello. Come una linea che si spinge all'infinito. E la luce cruda si incastra in pieghe e solchi. Di baci e saliva asciutta è segnato il sentiero. La mente trema. Al posto della carne. Chi è abituato al buio ha paura della luce. E nel sole le palpebre si prostano. I pensieri si adagiano per farsi accarezzare dal vento.
Ma è là che sono io. Sotto le mie palpebre. Ancora. In una vita al contrario. Nel riflesso di una vita. La linea si è fermata. E si attraversa. La direzione è inversa. L'intensità è una furia.
A volte i tulipani si piegano. Altre si ergono nella luce. E le corolle vengono mozzate dal vento. Come se avessero steli fatti di metallica irruenza. E di indifferenza sorda. E io cammino tra lame. E le mie caviglie ne portano i segni. Quelle volte mi impedisco di sanguinare. Ordino al mio sangue di non lasciare traccia. Lo trattengo. E non c'è scia.
E io di volta in volta mi frammento. E mi perdo nel sangue non versato. E nel dolore che non ho espresso. Ma ho tradotto in sorrisi monchi. Poi non so. Nè posso.
Non ti ho mai detto che è bellissimo scavarsi nel buio.
Senza trovarsi mai.
E che quella linea non arriverà mai all'infinito.
Il suo infinito è il percorrersi addosso.
Dentro di sè.
Prigioniera del suo solco.

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