mercoledì 4 febbraio 2009

Lampo nero
E mi inabisso dentro i lembi di una coscienza tremula e livida. Il sangue scorre altrove. Cullo il pentimento. Dolce camicia della colpa. La avvolge fino a farla soffocare. Apnea. E i sensi si spingono al confine della lucidità. Rassicuro la mia umiliazione. E la sciorino. Ai margini. Oltre c'è la tempesta. Strappata in stracci di dignità.
E di me.
Delineo i contorni.
Di dita e labbra.
A mordere e nutrirsi.
E ridere.
E ridere ancora.
Come se io non ci fossi.
Ma ci sono.
Foglia di vetro.
E mi rivedo nel riflesso.
Ne ho bisogno.
Di brillare in quel riflesso.
Ed essere quello che riluce.
Sono fatta da occhi di altri.
Rivedo queste mani. Di desiderio e sogni. Disegnate. Come davanti ad uno specchio. E poi le cancello. Non conosco le regole. I fili di una trama oscura. Le creo e poi le cambio. Sponde di fiume alla deriva. E io foglia su quel letto sconosciuto. Schizzi. Nella mente. Di cuore. E di luna di lama. Bastarda. Una luna spinta dentro. Fino agli spasmi. Sciolta nel sangue. Come un pugnale roteante. Di ventre e anima. E della mente un sordo orgasmo che divora l'anima. Come un tozzo di pane. E pezzi di una mela spaccata. Senza buccia. E la mia pelle cosparsa di vergogna. E nello specchio l'ombra infilzata dal coltello. Un mendicante ha rubato le mie stelle. No. Le ho regalate. Io. Strappandole una per una. Ma era stelle amare. Di fiele. Destinate a non essere scordate. Non ha avuto il coraggio di chiederle. E dirmi che era solo fame. E stava morendo di fame. E ci ho disegnato un cuore. Perchè devo dare sempre una forma alle cose. Ma ho scelto quella sbagliata. Poverino. Non ha avuto il coraggio di dirmelo mentre rideva. E adesso è destinato a pensarmi per sempre.
Il pentimento è scomparso.
Ricucio i lembi.
E bacio il mio desiderio. Come un seme piantato nella carne. Lo nutro con il mio fianto. E i miei pensieri lenti. E' entrato silenzioso. Come battito. Bocca sul cuore. Trema e sorride. E si scioglie in un assenso. Rosso come l'alba esplosa dentro.

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